venerdì 25 marzo 2011

1942-. Mi dispiace soltanto averti coinvolta in questa vita disordinata e tribolata

Mio grande tesoro,
ho ricevuto oggi due lettere tue. Non puoi immaginare con  quale gioia io l’abbia lette, dato che ho visto e ho capito tante belle cose a mio riguardo. Quanto sei cara, gioia! Oggi mi sento più tranquillo, più sereno, ho fiducia in te, ho fiducia pure in me. Non  ti dirò che la lotta che sto sostenendo non sia dura! Ero quasi sul punto di venirti a prendere (….), e ti assicuro che se avessimo potuto sistemare pupo a casa e tu ti fossi rimessa un poco l’avrei fatto. Piccola mia, riuscirò quanto è vero. Ma quando? Stavo aspettando quell’incarico per potermi ancora rimettere in forza di più, ma qui non si fa mai giorno, e il mio stipendio è ben misero per far fronte a tutto. Ho pensato che il tuo (…) ci avrebbe fatto comodo ma poi ho (…) da questa idea. Vedrò di arrangiarmi alla meno peggio. Quello che è essenziale è di fare molta economia, almeno per un mese, riuscire a non spendere un soldo. (..)cinghia in tutto e per tutto. Avere pazienza e fregarcene di quello che può dire la gente, sacrificarci a non comprare nulla, ma restituire tutto una buona volta, in maniera da poter finalmente respirare. Più pago e più mi saltano fuori (?). ma riuscirò piano piano a liquidare tutti. Sono giunti i miei più brutti (..) abbiamo lasciato accumulare troppo, ma passeranno!
Sono felice che tu ti stia rimettendo. Sono un poco in  pensiero per pupo però, e vorrei che si abituasse a prendere il latte normale perché è più grasso e potrebbe fargli meglio. Ad ogni modo regolati tu. Cerca di dargli sempre le vitamine, e come ti avevo già scritto, prendile pure tu. Per i biscotti, piccolina,sarei più propenso che pupo approfittasse della farina genuina. Non riesci a fartene tostare un poco da (..)? la potresti sciogliere sul latte allungato con acqua , un poco di zucchero ed ecco una buona zuppa. Ma son sicuro che ti saprai disimpegnare. Non vorrei fare la spesa di biscotti (anche perché adesso non la posso fare) e rischierei che il pacco ti arrivi con i biscotti avariati. Per quanto altro mi chiedi cercherò di contentarti appena posso. In tasca non ho che la mezza lira del francobollo e due tessere del tram. Ho alla posta 200 lire ma non voglio toccarle, perché a settembre non saprei come fare per il viaggio di ritorno nostro. Vedrò soltanto se sarà il caso di mandarti qualche cosa. Ad ogni modo io non dispero mai, e tu lo sai bene che risolvo tutte le situazioni. Mi dispiace soltanto averti coinvolta in questa vita disordinata e tribolata, ma sai bene che ne ho colpa fino a un certo punto.
Qui la solita vita. La mattina in ufficio , dove pranzo all’una. Vado a piazza Dante fino alle otto ,  e poi a casa. Sto cercando di trovare qualche altra cosa da fare  e non dispero. Solo una cosa mi manca. Mi manca la cosa essenziale per la mia vita. Mi manchi tu. Ho un desiderio matto di rivederti, di riabbracciarti assieme a pupo, di tenervi vicini a me, di non lasciarvi andare più via. Quest’altro anno saremo più giudiziosi. Risparmieremo un poco e andremo insieme dove dico io. Già pregusto l’intima gioia di quei giorni. Tu cosa fai di bello? Come passi la giornata? Sei andata in campagna? Pupo che fa? L’hai più pesato? Pesalo e pesati e fammi sapere l’esito degli esami di controllo. Ardo dal desiderio di sapere cosa è questa improvvisata che mi hai preparato , forse come tu ardi dal desiderio di sapere il mio sogno. Ma io il mio sogno, contrariamente a quanto ti ho detto, non te lo racconterò per adesso, perché non ci voglio pensare. Ad ogni modo l’essenziale è questo : che con tutti i miei segugi che avevo sguinzagliato alle tue calcagna, non mi era riuscito che a perderti di più. Sarà il sogno la conseguenza dei mie pensieri un poco turbati e (..) ma certo è che ho passato una notte  e una giornata d’inferno. Quando saremo insieme ci faremo quattro risate, quando ti racconterò come nella dolce e malinconica poesia di un organo che innalza il suo lamento al suo Dio, io ti abbia perduta, per ritrovarti ancora più mia però  nel canto più bello,più genuino del mio lavoro, quando sulle pratiche io riposo per un istante mi sei balzata fuori, gioiosa, festante, innamorata più che mai dalla tua solita lettera che sia sempre così piccola.

Lino tuo

Nessun commento:

Posta un commento

CONDIVIDI