venerdì 22 agosto 2014

7 febbraio - 24 marzo: quei 45 giorni (la cronologia di ciò che accadde nei 45 giorni intercorsi fra l'arresto di Raffaele Zicconi e la strage delle Fosse Ardeatine) Fonte Aldo Pavia

9 marzo - 25 marzo 1944

9 marzo

La gappista Carla Capponi fa saltare in aria una autocisterna tedesca nei pressi del Colosseo. Mandando in fiamme 20.000 chili di benzina. 

Nella zona di Palestrina, le SS riescono a localizzare il gruppo dei partigiani russi. Organizzano quindi un rastrellamento e i partigiani, italiani e russi, si accorgono con ritardo della presenza tedesca. Riescono tuttavia a liberarsi dalla morsa, al prezzo della morte di tre sovietici.

Una squadra Matteotti elimina una spia nelle grotte di Porta Furba.

Sulla Tiburtina in uno scontro a fuoco con tedeschi e fascisti, resta ferito Giuseppe Meli.

Alla Magliana salta in aria un camion tedesco.

10 marzo

In via Tomacelli, un GAP, 11 partigiani tra cui Lucia Ottobrini, Franco Ferri, Mario Formentini, Rosario Bentivegna, Raoul Falcioni
191 vanno all’assalto di un corteo fascista dei Gruppi d’Onore e Combattimento e della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana). Si registrano feriti e i fascisti mettono una taglia di 500.000 lire sugli attentatori. I tedeschi,comunque, proibiscono ai fascisti di organizzare cortei.

In via Carlo Alberto attacco ad un autocarro tedesco. 

Una autocolonna nazista viene attaccata a piazza Re di Roma.

Una SS uccisa sul tram a piazza Verdi.

Bombardata la zona di piazza Bologna.

11 marzo

Tagliati i cavi telefonici sulla via Tuscolana, per opera della squadra Matteotti di Aristodemo Piconi.


12 marzo

Al ponte sull’Aniene, sulla Salaria, i partigiani distruggono un autocarro tedesco carico di materiale bellico.

In piazza San Pietro, molti più di centomila romani invitano il papa ad intervenire, richiamando i nazisti al rispetto degli accordi a suo tempo sottoscritti. Evitando così i pesanti bombardamenti alleati. Il Papa condanna la guerra aerea ma non altrettanto la presenza militare tedesca nella città. Poiché inneggiava alla libertà e alla Resistenza, viene arrestato don Pecoraro.

L’avvocato Mastino Del Rio, comandante partigiano e esponente della Democrazia Cristiana viene rinchiuso nel Terzo braccio di Regina Coeli, dove sarà più volte torturato.

Vengono arrestati Ilario Zambelli
192 del FMC e Alberto Marchesi193.

13 marzo

Manifestini del Centro Militare Cittadino vengono distribuiti in Piazza San Pietro, durante l’omelia del Pontefice.

Viene scoperto dalla Gestapo il gruppo che fa capo al Fronte Militare Clandestino, comandato da Fabrizio Vassalli
194 che viene arrestato. Con lui la moglie Amelia Vitucci, Giordano Bruno Ferrari195, Salvatore Grasso, Corrado e Jolanda Vinci, Pietro Bergamini, Bice Bertini. Vassalli, Bergamini, Grasso, Vinci e Ferrari saranno fucilati a Forte Bravetta.

Arrestato Giuseppe Lo Presti, comandante della IVa Zona del PSI (Appio, Celio, Esquilino).
196 

14 marzo

A conoscenza che un ufficiale italiano al servizio delle SS, responsabile della cattura di diversi partigiani, stava per lasciare Roma, un GAP aveva avuto l’incarico di eliminarlo. Segnalati alle SS da un’ altra spia italiana, vengono arrestati, nelle vicinanze di Piazza Fiume, Valerio Fiorentini, Carlo Camisotti, Lucio Sbrolli e Paolo Angelici. Portati a via Tasso, Fiorentini, Angelici e Camisotti verranno assassinati alle Ardeatine. 

In via dell’Acqua Bullicante le SS irrompono nel laboratorio del Comandante dei GAP dell’VIII Zona garibaldina, Pilade Forcella. Non trovandolo e non trovando neppure armi, arrestano i garibaldini Orazio Corsi, Mario Passarella, Alessandro Portieri, Egidio Checchi, Mario Corsi e Renato Cantalamessa. Verranno assassinati alle Ardeatine, ad esclusione di Mario Corsi. 

Il Comando di Zona dei GAP decide che Luigi Forcella, il Commissario Politico Nino Franchellucci e altri 21 partigiani ormai identificati dai nazifascisti lascino la città e si rechino a Poggio Mirteto, in Sabina, entrando a far parte della “Brigata autonoma Stalin”.

800 morti e 2.000 feriti per un bombardamento alleato su Prenestino, Nomentano, Tiburtino, Tuscolano.

Viene arrestato Michele Bolgia
197, un ferroviere socialista,che alla stazione Tiburtina apriva i vagoni piombati con ebrei e altri prigionieri per permettere loro la fuga. Imprigionato a via Tasso, verrà assassinato alle Ardeatine con altri 5 ferrovieri.

15 marzo

Viene arrestato un gruppo di 14 partigiani socialisti all’Alberone, che si era riunito nel retrobottega di un bar. Tra loro Gastone De Nicolò, portato a via Tasso e poi, con i suoi compagni, nel Terzo braccio nazista di Regina Coeli. Dopo aver fatto credere che sarebbero stati inviati al lavoro sul fronte di Anzio, l’intero gruppo verrà assassinato alle Ardeatine. Arrestati anche i fratelli Ugo e Umberto Urbani.
198

17 marzo

Il tenente della polizia fascista Maurizio Giglio
199, in realtà agente dell’OSS (nome in codice Cervo), che trasmetteva da una radio posta in un barcone sul Tevere, cade nelle mani di Pietro Koch che lo cattura presso il ponte Risorgimento. Seppur torturato atrocemente non rivela alcunché. Assassinato alle Ardeatine.

Viene diffuso un volantino dell’U.S.I. in cui si rivendica la severa punizione inflitta, dagli stessi studenti dell’organizzazione, al preside fascista dell’Istituto Magistrale Vittorio Colonna, che aveva offeso la memoria di un patriota fucilato davanti alla sua figlia. 

18 marzo

Automezzi nemici colpiti in piazza del Popolo. 

Bombardamento su Appio Latino e Tiburtino.

Ufficiali e collaboratori del FMC vengono arrestati. Tra loro Manfredi Azzarita
200, Giovanni Vercilio, Renato Villoresi201, Francesco Pepicelli202, Umberto Lusana203, Gerardo Sergi204, tutti assassinati alle Ardeatine.

Viene arrestato l’ebreo Odoardo Della Torre, militante socialista.
205

19 marzo

La banda Koch arresta il partigiano comunista Enrico Ferola, il fabbro che aveva forgiato il maggior numero di chiodi a quattro punte, nella sua officina di via della Pelliccia. Utilizzando tondino di ferro recuperato in edifici bombardati. Portato alla pensione Jaccarino e torturato, non rivela a chi fosse destinato il mezzo quintale di chiodi che gli avevano trovato. Assassinato alle Ardeatine.

Per ordine del comando tedesco viene completamente evacuata Cisterna. La popolazione viene dapprima condotta a Velletri e poi nei campi di raccolta della Breda sulla via Casilina, di Santa Croce in Gerusalemme e di Cesano.

20 marzo

Una pattuglia fascista viene disarmata sulla via Appia. Una bomba lanciata contro un sidecar uccide i tre tedeschi dell’equipaggio.

21 marzo

In via Ipponio vengono arrestati Franco Bucciano e Armando Ottaviano, di Bandiera Rossa. Saranno assassinati alle Ardeatine.

Vengono catturati 7 componenti della famiglia Di Consiglio, ebrei. Verranno tutti assassinati alle Ardeatine.

22 marzo

Il Tribunale militare tedesco condanna a morte il professor Gioacchino Gesmundo, comunista. Medesima condanna per Manlio Bordoni e Carlo Lucchetti di Bandiera Rossa. Verranno tutti assassinati alle Ardeatine.

Arrestato l’operaio dei Mercari generali, Giuseppe Cinelli del PCI “Brigate Garibaldi”. Assassinato alle Ardeatine.

23 marzo

Nel giorno dell’anniversario della fondazione dei fasci di combattimento, i GAP attaccano una compagnia del III battaglione dell’SS Polizei Regiment Bozen
206, composto da volontari SS, in via Rasella207. All’operazione militare prendono parte Rosario Bentivegna, Carla Capponi, Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Pasquale Balsamo208, Marisa Musu, Fernando Vitagliano, Raoul Falcioni, Franco Ferri209, Francesco Curelli, Silvio Serra210, Guglielmo Blasi.211 33 Le vittime tedesche. Le retroguardie del Bozen incrociano due partigiani di Bandiera Rossa, Antonio Chiaretti e Enrico Pascucci che nello scontro a fuoco vengono uccisi.212Nei pressi di via Rasella vengono arrestati: Ferruccio Caputo, Cosimo D’Amico, Celestino Frasca, Romolo Gigliozzi213, Fulvio Mastrangeli, Angelo e Umberto Pignotti, Antonio Prosperi, Ettore Ronconi214, Guido Volponi. Il giorno dopo saranno tutti assassinati alle Ardeatine. 

24 marzo

Strage delle Ardeatine, cave a due chilometri da Porta San Sebastiano. In circa 5 ore, nel pomeriggio, vengono assassinati con un colpo di pistola alla nuca 335 italiani, di cui 75 ebrei
215. 285 nominativi erano presenti in una lista di Kappler, 50 in una fornita dal questore Caruso a da Pietro Koch.

I direttori dei giornali romani ricevono direttive precise su come si dovesse riferire quanto accaduto a via Rasella. Nessun comunicato, radio o con manifesti, venne rivolto ai romani affinchè i responsabili dell’azione militare si consegnassero ai tedeschi. Smentendo quanto affermato a posteriori circa fantomatici manifesti, lo stesso generale Kesselring, durante il processo a Roma nel 1946, alla domanda rivoltagli in merito all’opportunità di rivolgersi alla popolazione romana, rispose: “Ora, in tempi più tranquilli, dopo due anni passati, devo dire che l’idea sarebbe stata buona”. Ma: “No. Non lo feci”.
216


25 marzo

Il Comando tedesco, con un comunicato, porta a conoscenza dei romani che a seguito dell’attentato partigiano a Via Rasella: “Il Comando tedesco perciò ha ordinato per ogni tedesco ammazzato dieci comunisti-badogliani saranno fucilati. Quest’ ordine è già stato eseguito”.

giovedì 21 agosto 2014

7 febbraio - 24 marzo: quei 45 giorni (la cronologia di ciò che accadde nei 45 giorni intercorsi fra l'arresto di Raffaele Zicconi e la strage delle Fosse Ardeatine) Fonte Aldo Pavia

20 febbraio - 8 marzo 1944



20 febbraio

Ricevute segnalazioni dai ferrovieri su treni in transito con uomini e rifornimenti tedeschi, gli Alleati bombardano il ponte di Poggio Mirteto, la stazione di Capranica, Settebagni e Viterbo.

Luigi Zanasso e Nello Mancini, con le loro squadre, attaccano un treno alla stazione Tiburtina, per impossessarsi degli alimenti caricati sui carri. Dopo uno scontro a fuoco con i tedeschi, l’intero treno è incendiato.

Alla stazione Ostiense le squadre di Edoardo e Cosimo Vurchio fanno saltare cinque vagoni di armi tedesche.

21 febbraio

In piazza Re di Roma, attaccato un reparto di cavalleria tedesca.

Il Comando tedesco invia a Tor Pignattara Armando Stampacchia, quale Commissario di Polizia. Il suo primo provvedimento è di fare arrestare e consegnare ai tedeschi molti giovani, renitenti alla leva obbligatoria.

Vengono arrestati Aldo Angelai della “Brigata Matteotti”, Giovanni Angelucci e Francesco Ciavarella di Bandiera Rossa, Sandor Kereszty del Partito dìAzione. Verranno assassinati alle Ardeatine.

Attacco ai tedeschi nella borgata Ottavia.

22 febbraio

Un GAP garibaldino, sul tram diretto a Tor Pignattara, giustizia un agente di P.S. che si vantava di aver richiesto l’onore di fare parte del plotone di esecuzione per la fucilazione di partigiani. 

A Roma si viene a sapere dell’uccisione dei segretari dei fasci di Palestrina ed Ariccia.

A Villa Certosa fallisce un attentato al commissario Armando Stampacchia.

Ad Ariccia i partigiani della formazione Castelli Romani eliminano il fascista Luigi Menicocci, spia e delatore dei tedeschi.

A Palestrina viene ucciso Camillo Barcaroli, collaborazionista e fondatore del fascio repubblicano.

Durante un attacco ad una autocolonna tedesca, viene catturato Enrico Di Pietro, condotto a via Tasso e torturato. Riesce poi a fuggire dall’Hotel Flora, sede del Tribunale tedesco.

23 febbraio

Viene arrestato il partigiano Bruno Roazza, nel corso di una operazione di distribuzione di volantini incitanti alla lotta contro i nazisti. 

Viene ucciso un poliziotto che aveva fatto parte di plotoni d’esecuzione.

Viene arrestato il capitano dei Carabinieri Raffaele Aversa.

24 febbraio

Le spie Sabelli e Testorio tendono un agguato a Ferdinando Agnini, animatore del movimento giovanile di Montesacro, capo dell’USI-Unione Studenti Italiani. Dopo averlo catturato, con la collaborazione di alcuni poliziotti, lo portano al commissariato locale sottoponendolo ad un pesante interrogatorio. Di nuovo cadendo in un tranello dei fascisti, involontariamente coinvolge il padre che viene a sua volta arrestato. Entrambi, consegnati ai tedeschi, vengono portati a via Tasso. Il 24 marzo, dopo aver subito dodici interrogatori, Agnini viene assassinato alle Ardeatine.

Attacco a tedeschi e fascisti sulla via Casilina.


25 febbraio

All’Arco di Travertino viene giustiziata una spia delle SS di via Tasso che il 29 gennaio aveva reso possibile l’arresto di molti patrioti dell’organizzazione della Marina Militare.

Scontri a fuoco tra partigiani e tedeschi a Frascati. 

26-27 febbraio

Ripetuti bombardamenti aeronavali alleati su Cisterna.

27 febbraio

Un camion tedesco carico di munizioni viene fatto saltare dai partigiani con un lancio di bombe a mano, in via dell’Acqua Bullicante. 

Tagliate le linee telefoniche sulla Casilina e sulla Tuscolana.

In via dell’Acqua Bullicante attacco a un reparto tedesco, ferendo due soldati. 

Un autocarro tedesco viene fatto saltare in viale Africa.

28 febbraio

La RSI istituisce l’Ispettorato militare del lavoro che, come la Todt
178 nazista, deve reclutare “volontariamente” i lavoratori. A capo il generale del Genio, Francesco Palladino. Opererà, con scarsissimi risultati, soprattutto nelle provincie in cui la RSI ha sue strutture, ma ostacolata apertamente dai tedeschi.

Viene arrestato Aldo Finzi
179, del Partito Democratico del Lavoro “Banda Rubeis”.

Primi giorni di marzo

La Banda Moro fa saltare in aria 4 chilometri di strada ferrata alla Magliana, bloccando così per due settimane il flusso dei rifornimenti tedeschi, destinati al fronte. 

1 marzo

La Banda Koch arresta il professor Pilo Albertelli, membro del comitato militare del CLN. Portato alla prigione di via Principe Amedeo, è sottoposto a torture che gli rendono il volto irriconoscibile ed il corpo martoriato. Viene assassinato alle Cave Ardeatine. Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Viene arrestato Nicola Angelucci, membro del CLN per la Democrazia Cristiana. Viene imprigionato alla Caserma Mussolini. Con lui vengono arrestati anche Giuseppe Intersimone, la figlia di Ercole Chini, comandante militare dell’organizzazione democristiana e il figlio del capitano Luigi Sartori.

Rastrellamento nel centro città, tra piazza Venezia, piazza Barberini e piazza di Spagna.

2 marzo

Da un aereo vengono lanciati spezzoni sull’Oratorio di San Pietro. Un morto e tre feriti tra i cittadini del Vaticano. 

I tedeschi uccidono uno sconosciuto con un colpo alla nuca.

Ferito da ignoti un caposquadra dei battaglioni “M”.

Nei pressi di Roma viene ucciso dai nazifascisti il dirigente democristiano, Luciano Maffucci.

Vengono arrestati dalla banda Koch, su delazione, Aldo Eluisi
180, Vincenzo Saccottelli,181 Fernando Norma, Renato Fabri, Cesare Leonelli, del Partito d’Azione. Assassinati alle Ardeatine. 

Vengono catturati anche il carabiniere Gaetano Forte
182, del Fronte Militare Clandestino “Banda Caruso”, Antonio Ayroldi (FMC)183, Amedeo Ladonnici (FMC-banda Finzi) e Gioacchino Di Salvo del Partito Democratico del Lavoro. Assassinati alle Ardeatine. 

3 marzo

Un maresciallo tedesco uccide Maria Teresa Gullace, di 37 anni, madre di cinque figli ed in attesa del sesto.
184 La sua colpa è quella di essere, con una moltitudine di donne romane - e tra loro le partigiane Carla Capponi, Lucia Ottobrini e Marisa Musu - davanti alla caserma di viale Giulio Cesare per ottenere il rilascio dei loro mariti e figli, destinati ad essere inviati dalla Todt al lavoro coatto in Germania. Sul luogo, nel pomeriggio due squadre gappisti, comandate da Mario Fiorentini, Franco Calamandrei e Alfredo Orecchio, attaccano la caserma. Viene ucciso un fascista e altri due sono feriti. Carla Capponi viene arrestata, ma riesce a salvarsi grazie ad un rapido intervento di Marisa Musu che le infila in tasca una tessera del gruppo fascista “Onore e combattimento”. Viene così rilasciata.

A Tor Pignattara e Centocelle i GAP eliminano una spia fascista e ne feriscono altre due.

Viene arrestato dalla banda Koch il ferroviere Armando Bussi
185, antifascista e dirigente delle formazioni azioniste. Viene torturato alla pensione Oltremare. Assassinato con altri 5 ferrovieri, tra i quali Michele Bolgia, alle Ardeatine.

Con lui, nella stessa giornata finisce nella mani di Koch anche l’ingegner Elio Bernabei
186, del Partito d’Azione, impiegato al Ministero delle Comunicazioni.

Fucilati a Forte Bravetta Antonio Lalli e Eugenio Messina.

Bombardamenti alleati al Tiburtino e Ostiense.

http://bgconv.com/pars_docs/refs/170/169265/169265_html_1f278836.jpg

Un gruppo di gappisti romani: (dall'alto e da sinistra)

Alfredo Reichlin,Tullio Pietrocola,Giulio Cortini,Laura Garroni,Maria Teresa Regard,Franco Calamandrei,Valentino Gerratana,Duilio Grigioni,Marisa Musu.(sotto,accovacciati)Arminio Savioli,Francesco Curreli,Franco Albanese,Carla Capponi,Rosario Bentivegna,Carlo Salinari,Ernesto Borghesi, Raoul Falcioni(seduti,davanti al gruppo)Fernando Vitagliano, Franco Ferri(sdraiato a terra), Pasquale Balsamo.



4 marzo

Viene ucciso dal patriota Clemente Scifoni, a casa sua, in piazza Ragusa, il commissario di polizia di Centocelle, Armando Stampacchia, un fascista di assoluta fedeltà e di inaudita durezza. Che si vantava di non aver alcun timore dei partigiani, muovendosi, per sfida, nel quartiere senza scorta. E che aveva diretto personalmente rastrellamenti e arresti di ebrei. I nazisti mettono una taglia di 200.000 lire sull’attentatore. Dopo la liberazione della città, Scifoni verrà arrestato con l’accusa di omicidio premeditato. Dopo due anni di carcere verrà assolto in quanto aveva agito nel corso di una operazione militare.

A piazza Esedra viene danneggiato un camion tedesco.

5 marzo

In Piazza dei Mirti
187 i partigiani mettono in fuga, dopo un furioso conflitto a fuoco, un gruppo di tedeschi che, armi spianate, terrorizzavano i cittadini e rastrellavano tutti gli uomini validi. E’ colpito a morte un soldato tedesco. Viene messa una taglia di 5.000 lire su ciascun autore dell’attacco.

I tedeschi violentano e uccidono una donna, di cui non si conosce l’identità, sotto le mura di Porta Pia.
188

Attaccata la caserma dell’8° Genio e sottratte armi.

Gruppi di donne e bambini protestano per la mancanza di pane, in via Latina, via Appia Nuova e in via Albalonga. 

6 marzo

Il federale Pizzirani inoltra al comando di via Tasso una nota informativa con la quale denuncia Ersilia Carucci quale moglie del sovversivo Antonio Lalli fucilato a Forte Bravetta il 3 marzo, e suggerisce di farla pedinare in modo da poter arrestare gli amici del marito.

Scontri alla stazione Ostiense e sabotaggio alle linee telefoniche sulla Prenestina. 

7 marzo

A Forte Boccea vengono fucilati Giorgio Labò
189, Guido Rattoppatore, Vincenzo Gentile, Antonio Bussi, Augusto Pasini, Concetto Fioravanti, Antonio Nardi, Mario Negelli, Francesco Lipariti, l’ebreo tedesco Paul Lauffer, militante del Partito d’Azione a Montesacro.

In via Alessandria e in piazza Trevi vengono fatti saltare due camion tedeschi.

Chiodi a quattro punte lanciati in piazza Re di Roma.

La polizia arresta il marmista Domenico Viola che nel suo laboratorio di via del Vantaggio nascondeva armi dei partigiani.

Arrestati Giulio e Gino Cibei, del Partito d’Azione. Verranno assassinati alle Ardeatine.

8 marzo

La Banda Rossi mina il ponte del Quadraro. La mina poi verrà rimossa perché difettosa.

La Gestapo di Kappler fa prigioniero il carabiniere Angelo Ioppi
190, sottoposto a crudeli torture a via Tasso.

Bombardata Artena.

mercoledì 20 agosto 2014

7 febbraio - 24 marzo: quei 45 giorni (la cronologia di ciò che accadde nei 45 giorni intercorsi fra l'arresto di Raffaele Zicconi e la strage delle Fosse Ardeatine) Fonte Aldo Pavia

     7 febbraio - 19 febbraio 1944


7 febbraio

In via Carlo Alberto salta in aria un camion tedesco.

Tradito da un sedicente compagno, viene arrestato il partigiano Raffaele Zicconi, del Partito d’Azione. Portato a via Tasso, il 24 febbraio incarcerato a Regina Coeli. Assassinato alle Ardeatine.

8 febbraio

I quotidiani romani avvertono che non tutti i precettati al lavoro obbligatorio non si sono presentati in via Induno 4, al Servizio di collocamento. Pertanto a carico degli inadempienti verranno prese sanzioni che prevedono il ritiro delle carte annonarie e la denuncia alle competenti Autorità. 

9 febbraio

I partigiani di un GAP garibaldino fanno esplodere una bomba ad orologeria alla Stazione Termini, nel posto di ristoro (Banhoff Offiziere) per gli ufficiali tedeschi.

Attacco ad un automezzo tedesco in piazza Re di Roma.

Attacchi delle squadre socialiste ai tedeschi sulla Aurelia, a Monte Mario e in via Torino.

10 febbraio 

A Centocelle i partigiani dell’VIII Zona del P.C.I.
171, con spezzoni incendiari bloccano una colonna di automezzi diretti alla volta del fronte.172

Bombardato dagli alleati Castelgandolfo.


11 febbraio

In Via delle Cave, nel quartiere Appio, una squadra di azionisti fa saltare in aria e distruggere dal fuoco due camion tedeschi, bloccando la via per alcune ore.

12 febbraio

I partigiani della “banda Rossi” effettuano un sabotaggio alle linee telefoniche a Tor Tre Teste.

13 febbraio

I partigiani di diverse formazioni cercano di liberare gli uomini rastrellati e imprigionati in una caserma di viale Giulio Cesare. 

Metà febbraio

Le diverse organizzazioni degli studenti e dei professori si uniscono e prende vita l’USI (Unione degli Studenti Italiani), cui aderiscono tutti i partiti antifascisti. Le motivazioni vengono pubblicate il 26 marzo 1944 sul giornale “la Nostra Lotta”.
173

14 – 15 febbraio

Sulla via Appia, in via Amiterno e in piazza Re di Roma, attacchi a automezzi tedeschi, incendiati e danneggiati. Uccisi o feriti i conducenti.

14 febbraio

Su delazione della spia e collaboratore Federico Scarpato, vengono arrestati Vera Michelin-Salomon
174 (ritenuta erroneamente ebrea) con il fratello Cornelio, Enrica Filippini Lera, Paolo Buffa, Paolo Petrucci, che verrà assassinato alle Ardeatine. Vera ed Enrica, portate a via Tasso e poi nel braccio tedesco di Regina Coeli, verranno condannate dal tribunale militare tedesco ad anni di “lavoro duro e molta fame” da scontarsi in Germania. Deportate il 24 aprile 1944, dopo una breve permanenza a Dachau, verranno imprigionate ad Aichach, carcere di punizione e massima sicurezza (Zuchthause) per prigioniere politiche.

Viene arrestato il corazziere Giordano Calcedonio
175, del FMC “banda Caruso”. 

15 febbraio

Le SS, nella zona di Ponte Milvio, arrestano Romualdo Chiesa
176, dirigente dei Cristiano Sociali che opera anche con Bandiera Rossa. Viene accecato durante le torture. Assassinato alle Ardeatine.

Viene arrestato Gaetano Butera
177 del Fronte Clandestino Militare.

La banda Koch si installa alla Pensione Oltremare, in via Principe Amedeo 2.

16 febbraio

Una bomba, messa da una partigiana nella cantina, fa saltare in aria la palazzina del comando di zona tedesco, nei pressi di Grottaferrata.

Vengono arrestati, per una spiata dei fascisti, a Tor Pignattara i gappisti Sergio e Giovanni Maggi.

Lancio di chiodi a quattro punte sulla via Appia, da parte dei GAP del PCI.

Bombardamento a Trastevere.

17 febbraio

Preparata da Carlo Lizzani, ha luogo la manifestazione degli studenti universitari. Viene ferito e catturato Raffaele Garofalo. Portato al Policlinico, prima che i tedeschi lo trasferiscano a via Tasso, viene organizzato un piano di fuga che ha successo.

I GAP eliminano un dirigente del Comitato fascista di Tor Pignattara. 

A Porta San Sebastiano viene fatto saltare in aria un vagone ferroviario di materiale bellico.

Due soldati tedeschi vengono attaccati e feriti da sconosciuti.

Tagliati i cavi telefonici della via Casilina. 

18 febbraio

I partigiani di due GAP, nelle vicinanze di piazza Venezia, attaccano Giuseppe Pizzirani, segretario della Federazione fascista romana, a bordo della sua auto blindata. Vengono feriti Serafini, vice segretario del partito fascista repubblicano di Roma, l’autista di Pizzirani e tre militi della scorta. 

Il maresciallo Graziani, capo dell’esercito della RSI con il decreto legislativo n.30 stabilisce la pena di morte per i renitenti e i disertori. Vengono richiamate alle armi le classi 1922 e 1923, e il primo quadrimestre 1924. I richiamati devono presentarsi entro il 25 febbraio.

Uccisa una SS in via Tuscolana. 

In via Tabarrini uccisa dai GAP comunisti una spia della Gestapo.

Danneggiati carri armati tedeschi sulla Casilina. 

19 febbraio

I GAP della Garbatella fanno saltare in aria sei vagoni ferroviari di materiale bellico tedesco di un treno in transito alla stazione Ostiense. 

In via Due Allori cade in un agguato partigiano un ufficiale superiore tedesco. Su di lui vengono trovati documenti sulla dislocazione dei campi minati dell’aeroporto di Centocelle, che vengono fatti avere al Comando Militare Cittadino. 

In serata un gruppo partigiano cerca di sabotare una postazione antiaerea all’aeroporto di Ciampino. In questa operazione cadono Otello Vaselani, di Bandiera Rossa, e Ilario Caucci di Tor Pignattara.

A Velletri, in località Prato Lungo per rappresaglia per l’uccisione di un militare e il ferimento di un secondo che stavano violentando la moglie di un contadino, i tedeschi uccidono 14 ostaggi.

martedì 19 agosto 2014

Infosannio: Altro articolo che ricorda Raffaele Zicconi

Girando in rete ho trovato un grande interesse del sud e della Sicilia in particolare nel ricordare i caduti. .Questo uno stralcio di un articolo comparso su Infosannio, e di seguito l'articolo intero.........."Lo ha ripetuto Mario Avagliano nel suo recente articolo su Raffaele Zicconi di Sommatino in provincia di Caltanissetta assassinato nell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine il 24  marzo 1944.(Raffaele Zicconi.L’Icaro siciliano che morì alle Fosse  Ardeatine, in Patria Indipendente,n.7 del 24 luglio 2011).Sappiamo che alle Fosse Ardeatine scomparvero altri siciliani antifascisti........"

http://infosannio.wordpress.com/2012/12/31/la-resistenza-come-problema-nazionale-civile-e-storiografico-la-vulgata-storiografica-di-un-sud-passivo-nella-guerra-di-liberazione/






resistenzaLa vulgata storiografica di un Sud passivo di fronte alla Resistenza si deve involontariamente alla ricostruzione del grande storico valdostano Federico Chabod nelle sue dodici lezioni parigine del gennaio 1950 su “L’Italia contemporanea(1918-1948)“,tradotte a cura di Simona Martini Vigezzi e Sergio Caprioglio e pubblicate da Einaudi;ma essa ha  ormai esaurito la sua funzione divulgativa e ideologica a seguito dei nuovi elementi conoscitivi,delle più libere ricerche d’archivio e delle più attente testimonianze acquisite da esperti e appassionati ricercatori.E pertanto la tesi di un Sud qualunquista che non ha potuto conoscere il fenomeno partigiano e resistenziale,tranne che nelle eccezionali giornate di Napoli,ha ormai perduto la sua apparente  rilevanza scientifica:“Questo è il cosiddetto regno delSud.Qui non troviamo,non possiamo trovare la Resistenza[…]In altre parole,ciò significa che,sia dal punto di vista politico sia da quello militare,la popolazione del Mezzogiorno non può conoscere il fenomeno partigiano,le grandi giornate di Napoli-ripeto-sono un’eccezione che non muta la situazione generale”(Einaudi 1961,p.120).Il giudizio di Chabod,così tagliente e asseverativo,era stato accolto con entusiasmo da tutta la storiografia nazionale,ma ha dovuto subire il primo attacco indiretto con il Dizionario della Resistenza,Einaudi 2000-2001,a cura di Collotti-Sandri-Sessi,e poi con altri rilievi geograficamente più puntuali e politicamente e militarmente più determinati ad opera di storici locali.
L’importanza della più recente ricerca consiste proprio,più che nei risultati finora conseguiti,nella forte sollecitazione in direzione di una revisione conoscitiva generale che ha ridato al Sud il suo ruolo storico e ha messo in campo,oltre ai partigiani,altri soggetti sociali come concreti protagonisti della lotta resistenziale.E non deve sembrare provocatorio collocare l’inizio della Resistenza in Sicilia,in coincidenza con lo sbarco degli angloamericani nella costa più a sud  dell’Isola,nella sporgenza meridionale tra Siracusa e Gela,in quella notte fatale del 9-10 luglio 1943.Da quel  punto geografico le unità corazzate americane del generale Patton puntarono piuttosto  rapidamente su Trapani e Palermo e quelle inglesi di Montgomery marciarono più lentamente verso Catania e Messina.Ma nel mezzo rimase una popolazione che prese posizione e reagì agli attacchi tedeschi.
La cosa che più colpisce nei dati di più recente acquisizione è la scoperta che molti siciliani parteciparono all’evento resistenziale ed anzi furono i primi ad iniziare la lotta di liberazione dai tedeschi quando ancora l’Italia era alleata della Germania nazista e non si prevedeva un capovolgimento di alleanza,che avverrà formalmente solo il 13 ottobre 1943.E in Sicilia,infatti,si verificarono duri scontri tra popolazione e tedeschi in grossi e piccoli paesi,ed eccidi di notevole portata,di cui nessuno fino a qualche tempo fa aveva dato notizia,tranne lo scrittore Nino Savarese nella sua “Cronachetta siciliana dell’estate 1943”che ha cercato di far conoscere l’opposizione siciliana ai tedeschi e la feroce reazione di costoro.Una delle stragi  più gravi segnalate da Savarese avvenne in un paese della cintura etnea,Castiglione di Sicilia,in cui i tedeschi il 12 agosto 1943 uccisero 16 persone,ne ferirono altrettante e misero a ferro e a fuoco l’abitato.Ma questi fatti non furono isolati nella regione,nella quale si verificarono gravi eccidi di civili e duri scontri con i tedeschi.Si ricordano a tal proposito,e con ricchezza di notizie,gli avvenimenti del Catanese,del Messinese,dell’Ennese e del Palermitano,che mettono in luce la presenza inconfutabile e ben  documentata del  movimento resistenziale in Sicilia..
Una più chiara ricognizione storica negli ultimi tempi è collegata alla ricerca  sui siciliani periti fuori dell’Isola,ricerca promossa inizialmente e meritoriamente da Giuseppe Santoro dell’ANPI di Messina(I siciliani periti nei campi di sterminio in Germania,ANPI di Messina 1986)e poi da Carmela Zangara dell’Istituto Siciliano per la Storia dell’Italia contemporanea “Carmelo Salanitro” di Catania(Partigiani siciliani caduti,,ISSICO di Catania 2007).Nella prefazione al lunghissimo elenco dei siciliani periti per la Resistenza e individuati dalla ricercatrice mediante il luogo di nascita è scritto significativamente:“La ricerca di partigiani siciliani caduti in Alta Italia durante la guerra di liberazione 1943-1945 ha lo scopo di evidenziare il contributi dei siciliani alla Resistenza al fine di onorarne la memoria e sfatare il luogo comune che vuole la Resistenza geograficamente e umanamente delimitata.Al Nord fu fatta,del Nord è l’appartenenza.Non fu così o almeno non fu sempre e soltanto così,perché ad essa contribuirono quei militari arruolati nell’esercito regolare che all’indomani dell’8 settembre scelsero,consapevolmente o emotivamente,lo sbandamento,favorendo in ogni caso la Resistenza”.Che sono espressioni storiograficamente assai impegnative.
Manca però una tabulazione completa,ch’io sappia,di tutti i siciliani caduti nella lotta resistenziale e,cosa di non minore importanza,non è stato elaborato un dizionario dei siciliani più illustri che  hanno dato un serio contributo all’antifascismo ed alla guerra di liberazione nazionale,a cominciare da Luigi Sturzo(esule dall’ottobre 1924),Concetto Marchesi,Renato Guttuso,Girolamo Li Causi, Pompeo Colajanni, Giorgio La Pira,Luigi Russo,Adolfo Omodeo,Elio Vittorini,Giuseppe Antonio Borgese,Salvatore Quasimodo,Ugo La Malfa, Leonardo Sciascia,Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Riccardo Lombardi,Vitaliano Brancati, Pier Maria Rosso di San Secondo,Vittorio Emanuele Orlando,ecc.La cosa essenziale è però l’avere impostato il lavoro di ricerca per apportare una profonda correzione all’antico luogo comune o,meglio,a quella rovinosa e disdicevole vulgata storiografica che aveva escluso il Sud dalla partecipazione alla lotta di liberazione.
Più in generale,manca una storia organica della Resistenza nel Sud,e sarebbe non solo utile,ma anche necessaria,e renderebbe giustizia alla verità storica,dopo le tante contraffazioni ideologiche,e dimostrerebbe con documentazione verificata la reale entità e consistenza della partecipazione della popolazione meridionale alla lotta resistenziale,man mano che le truppe naziste si ritiravano e gli Alleati faticosamenteavanzavano.Certo,la Resistenza nel Sud fu di breve durata,ma è comunque decisivo il fatto che il paradigma resistenziale della lotta di  liberazione nazionale dal nazifascismo fosse stato in qualche misura elaborato e praticato.Importa la qualità della lotta e non la sua lunghezza.Anche al Nord,del resto,la durata non fu poi cosìlunga.Mai la quantità è prevalsa sulla qualità.
Nei giorni successivi all’8 settembre del 1943,data dell’annuncio dell’armistizio,in molte città del Meridione si registrarono atti di aperta opposizione ai tedeschi.Ne parla per brevi schizzi Giorgio Bocca in un capitolo della sua Storia dell’Italia partigiana,Mondadori 1995,titolato Le ribellioni del Sud,in cui però non si accenna per nulla ai precedenti avvenimenti di Sicilia e si descrive in modo piuttosto sommario,se pure con grande merito,la Resistenza “anarchica” di Napoli,Gaeta, Matera,Potenza, Benevento,Rionero in Vulture,ecc.Da questo quadro non risulta chiaro in sostanza il significato complessivo di una tale ribellione,mentre sarebbe necessario farlo emergere con grande precisione.A Cajazzo,nel Casertano,il 13 ottobre 1943 si verificò un massacro di 23 persone di cui poco si è saputo ed è rimasto incompreso il senso fino alle tenaci  ricerche di G.Agnone e G.Capobianco(v.La barbarie e il coraggio,Napoli 1990).Nel Casertano il numero delle vittime delle stragi fu davvero  impressionante,e ciò non avvenne certo per puro  caso,né per caso furono consumati 27 eccidi nazisti;né per errore tutto il Mezzogiorno fu segnato da stragi ed eccidi(v. Gloria Chianese,Basilicata,Calabria,Campania,Puglia,in Dizionario della Resistenza,nuova edizione 2006,pp.23-32). L’eccidio di Caiazzo,assieme alle varie stragi di Giugliano,Bellona, Teverola,Mugnano,ecc.,si può considerare una modalità ormai perfezionata e omologata del ripugnante stragismo nazista,mentre le quattro giornate di Napoli e le speciali forme di resistenza nel Salernitano,nella Campania e in tutto il Sud  offrono i paradigmi di vere e proprie Resistenze popolari e patriottiche.Ciò conduce ancora una volta a confermare l’esistenza di veri movimenti resistenziali nel Sud,dei quali non è più possibile occultare la realtà per ragioni ideologiche o  di mera opportunità politica.Lo ha ripetuto Mario Avagliano nel suo recente articolo su Raffaele Zicconi di Sommatino in provincia di Caltanissetta assassinato nell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine il 24  marzo 1944.(Raffaele Zicconi.L’Icaro siciliano che morì alle Fosse  Ardeatine, in Patria Indipendente,n.7 del 24 luglio 2011).Sappiamo che alle Fosse Ardeatine scomparvero altri siciliani antifascisti.
Lo storico Carlo Spartaco Capogreco,da parte sua,ha fatto vari studi sui luoghi di confino e sui campi fascisti di internamento al Sud spesso conosciuti solo attraverso le pagine della letteratura.La sua attività divulgativa e di ricerca è stata davvero notevole e non ha esitato ad usare i luoghi di confino nel Centro-Sud anche  come sedi,strumenti e occasioni di formazione della coscienza antifascista e resistenziale degli abitanti locali;e in un’appassionata monografia ha illustrato la figura di Dante Castellucci,detto Facio,un calabrese di Sant’Agata di Esaro in provincia di Cosenza  divenuto(per il tramite del confinato politico Otello Sarzi Maditini)amico dei fratelli Cervi ed eroico protagonista di azioni militari sull’Appennino Tosco-Emiliano e giustiziato in modo infame,ad Adelano di Zeri in Lunigiana,dai suoi stessi compagni di lotta all’alba del 22 luglio 1944(v. Carlo Spartaco Capogreco,Il piombo e l’argento.La vera storia del Partigiano Facio,Donzelli Editore 2007).Perciò la Resistenza non ha trovato impreparata e sguarnita l’area meridionale attraversata dal sacrificio e dall’azione di proselitismo dei confinati politici negli anni dolorosi del regime fascista ed il Sud ha potuto trovare una fonte alternativa di formazione politica.Ed ha partecipato a tutte le vicende nazionali non in modo marginale,ma con intensità e  profondità di propositi.
Il Sud,inoltre,non può essere escluso dalla partecipazione alla lotta resistenziale per un’altra ragione,e cioè per il fatto di per sé evidente che molti militari meridionali sbandati dopo l’otto settembre 1943 costituirono al Nord diverse formazioni partigiane e alimentarono quella che è stata concepita tradizionalmente come l’unicaResistenza.Lo ha riconosciuto per primo,nel dopoguerra,   un letterato ed umanista di chiara fama,il docente Augusto Monti del Liceo Classico “Massimo d’Azeglio” di Torino,in un suo intervento chiarificatore sul numero 4/1952 della rivista togliattiana  “Rinascita” titolato Il movimento della Resistenza e il Mezzogiorno d’Italia.Egli riteneva che le formazioni partigiane che operarono “sui monti che fan ghirlanda alla pianura del Po” furono almeno per il quaranta per cento costituite da uomini del Mezzogiorno.Questi uomini in realtà erano stati in buona parte militari che dopo l’8 settembre 1943,nella fase del cosiddetto sbandamento, abbandonarono la divisa militare e fecero la loro scelta resistenziale,anziché passare più facilmente all’esercito repubblicano di Salò che assicurava vitto, alloggio e quattrini.In alcune città dell’Italia settentrionale in cui si coltiva più degnamente  la memoria storica,le commemorazioni del 25 aprile vengono spesso utilizzate per ricordare,appunto,i partigiani meridionali che hanno pagato con la vita la loro dura e pericolosa scelta antinazista.Potrei indicare molti cippi commemorativi piantati in  Toscana,nell’Emilia,nelle Marche,nel Veneto,nel Piemonte e nella Liguria,in cui la memoria è stata  giustamente rivolta a onorare quegli uomini caduti per la libertà di tutti.
Uno spazio ulteriore dovrebbe essere riservato all’esperienza dell’internamento di quei militari meridionali che non vollero collaborare con l’esercito nazista e che preferirono la terribile scelta dei Lager.I conti esatti non sono ancora stati fatti,anche se,come si è visto,qualche studioso ha già iniziato a compilare l’elenco dei militari siciliani periti nei campi di sterminio.Tra gli IMI colpisce,certo,la vicenda del soldato-ragazzino Gioacchino Virga di Palermo, deportato in diversi Stalag,compagno di prigionia di Alessandro Natta e Giovanni Guareschi e morto di fame e di freddo il 14 marzo 1945 a Norimberga,Sono state di recente rinvenute e pubblicate alcune sue lettere molto strazianti indirizzate alla famiglia,e questa documentazione contribuisce ad arricchire le fonti storiche e serve alla ricostruzione della verità sui militari italiani e,nel nostro caso,su quelli meridionali che non vollero aderire al nazifascismo.Il loro sacrificio non può essere sottaciuto e la loro azione decisa e commovente rientra di diritto,necessariamente,nella storia complessiva della Resistenza,di cui sarebbe ormai  il tempo di procedere ad una ricostruzione storiografica più convincente e verace,come per l’altra e non meno importante opposizione,quella del tutto disarmata,di donne,frati,suore e parroci che hanno svolto un’opera di assistenza e di cura assai rischiosa e civilmente determinante(v. S. Ragonesi,Cristoforo Arduino Terzi.Un vescovo apuano tra fascismo,guerra civile e dopoguerra,Comune di Carrara 2003).Tutto ciò porta alla conclusione che la ricostruzione della Resistenza deve avere  un respiro più largo ed una prospettiva nazionale, e non più localistica e municipalistica,né falsamente ideologica,secondo la più realistica e aggiornata ricerca storiografica.
(di Salvatore Ragonesi)

CRONOLOGIA DELLA RESISTENZA

TRATTA DAL SITO : http://www.storiaxxisecolo.it/ DA DOMANI PUBBLICHERO' LA CRONOLOGIA DI QUEI GIORNI CHE CAMBIARONO LA STORIA DELLA MIA FAMIGLIA, DELL'ITALIA E DEL MONDO

Cronologia della resistenza

LA SICILIA.IT: commemorazione a Sommatino

dal sito Lasicilia.it ho appreso quanto segue:





http://giornaleonline.lasicilia.it/GiornaleOnLine/images/trasp.gif

Sabato 26 Aprile 2014 CL Provincia Pagina 30 
Panorama

Sommatino. c. s) Si è svolta la commemorazione della Liberazione. «Anche quest'anno abbiamo voluto ricordare questo evento attraverso un programma, - dice il sindaco Crispino Sanfilippo - in collaborazione con l'Associazione nazionale partigiani d'Italia che ha conciliato la festa della Resistenza e il giorno della memoria per i sommatinesi che hanno lottato contro il Nazifascismo». Il corteo ha percorso le vie dove hanno avuto i natali i partigiani di Sommatino. Sono stati ricordati Vincenzo e Giuseppe Sanguedolce, Salvatore Auria, Vincenzo Tricoli e Raffaele Zicconi. Alla fine della cerimonia è stata scoperta alla Villa Garibaldi una lapide dove sono ricordate tutte le persone che hanno sacrificato la vita per la libertà. Nutrita la presenza di cittadini, associazioni, consiglieri e amministratori comunali, nonchè autorità militari, civili ed ecclesiali. «Sono onorata di aver rappresentato - dice il vice presidente del consiglio comunale Giusy Auria - l'intero Consiglio comunale, in questo giorno molto importante. Sono stata onorata di aver anche scoperto la lapide in cui vi sono iscritti tutti i partigiani morti durante la Resistenza, rappresentando così tutti i partigiani sommatinesi, una doppia commozione poiché nella mia famiglia abbiamo avuto Salvatore Auria morto per i valori della libertà». Il materiale fotografico che ha raffigurato la storia di quei terribili anni è stato messo a disposizione dallo storico Enzo Giuliana che ha proposto di intitolare alcune via cittadine ai partigiani Vincenzo Tricoli e Raffaele Zicconi.
Carmelo Sciangula


CONDIVIDI