giovedì 5 maggio 2011

1942- Sono già sotto le armi, destinato a Roma

Mio piccolo tesoruccio,
esulta e gioisci come ho gioito io. Ester mia siamo salvi. A gran passi ci avviciniamo verso la sistemazione definitiva e verso il nostro piccolo deposito in banca. Non ti impressionare. Sono già sotto le armi, destinato a Roma. Di ciò devi essere contenta. Ho rinunciato a tutte le mie aspirazioni più belle per te, per starti vicino il più che fosse possibile. Sono per il momento ancora stordito. Capirai che col nuovo orario che è stato stabilito non avrei più potuto fare neppure lo straordinario a piazza Dante. Ero disperato all’eccesso, finchè Dio ha avuto compassione di noi, ed ha voluto esaudire le mie preghiere. Gioia mia. Sarà un poco penoso finchè non arriverà il giorno della prima liquidazione. Sono stato spinto a ciò dalla fortuna capitata ad un mio collega. Uno di quei due che non vedevo più da (?) di cui ti avevo già parlato. È venuto a trovarmi l’altro giorno, glorioso e trionfante, con un bellissimo assegno da 60 mila lire. Non aspiro a guadagnare tanto, perché non posso, ma vedrò di sistemarci bene lo stesso. Sospendi la corrispondenza al ministero, e mandamela a casa di zia. Ieri ho ricevuto le tue lettere. Cara piccola non sono affatto soddisfatto. Anche quest’altro sforzo non è giovato a nulla. Della tua salute non sono affatto tranquillo. Di pupo non mi sono ancora potuto formare un idea. Come sta? Un poco male, un poco bene, io non ci capisco nulla. Vuoi essere esplicita? Tu come stai? Il tuo peso come va? Controllalo e fammelo sapere. Te lo avevo già chiesto, ma si vede che tu non leggi le mie lettere con molta attenzione. Pesa pupo, e fammi sapere se è aumentato o no.
Per quanto riguarda il tuo ufficio, oggi stesso faccio un espresso al tuo ufficio per comunicare il cambio d’indirizzo tuo. Due giorni prima della scadenza del periodo che ti ha assegnato il medico di Roma tu chiami l’ufficiale sanitario credo che si chiami Farnetti. Ti fai fare un certificato medico da lui dichiarando che hai bisogno di altri 30 giorni di riposo, e con una lettera di accompagno dove chiederai che le tue condizioni di salute non ti permettono di allontanarti da li, lo mandi con raccomandata al tuo direttore. Poi decidi  quando tu vuoi venire, che se non potrò avere una licenza io, manderò papà a prenderti. Se non credi che tu possa rimetterti, vieni a Roma che ti farò fare tante iniezioni fino a rimetterti bene. Se vuoi venire subito vienitene che il (?) se lo credi opportuno te lo farai a villa borghese. Però pensaci bene. Qui fa molto caldo. E ne potresti soffrire tanto sia tu che pupo. Ad ogni modo decidi tu. Mi raccomando fai le cose con giudizio. Per i biscotti di pupo, non credo che tu debba disturbare zio, ma credo che da altri potrai ottenerne. Anzi cerca di ottenerne anche per quando verrai qui. Ricordati che per fare i biscotti ci vuole un poco d’olio. Domani o dopo ti manderò qualche cosetta per te, affinchè tu paghi (preghi?) qualcuno che va a Cosenza a comprare il lacto mellin per pupo. Tu adesso non ti allarmare, e non ti mettere in ansia per me. La mia vita non ha avuto nessuna modificazione. Mangio a casa e dormo a casa e forse dovrò soltanto indossare la divisa. Ad ogni modo sta tranquilla, perché zia non mi fa muovere da qui, e d’altra parte anche a me non va.
Vorrei esserti vicina piccola per poterti comunicare tutta la mia gioia.  Potrò finalmente risorgere e solo allora sarò felice. Solo allora però dubito che sarai tu a darmi dispiacere se non farai come dico io, e se non ti atterrai alla lettera precedente. Hai visto come ti voglio? Nessuno ci ha aiutato , nessuno ci ha sostenuto. Quindi non ammetto riguardi per nessuno, ne attenzioni.
Ma a questo penseremo dopo, quando a voce stabiliremo il nostro piano.
Ora basta. Aspettando sempre con ansia tue, e aspettando di conoscere le tue impressioni, ti bacia tanto assieme a pupetto
Linetto tuo.

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