La resistenza di donne nella città prigioniera del 1943-44 assunse carattere di massa, anche perché in quei nove mesi l’aggravamento delle condizioni di vita e dell’incertezza delle esistenze – dopo anni di economia di guerra e di difficoltà crescenti - stravolsero ancora più profondamente la vita di persone e di famiglie. Le azioni di donne progressivamente uscirono dal privato e da una quotidianità nascosta ed assunsero caratteri che le resero incisive e anche visibili e pubbliche con scelte sempre più consapevoli di rischi e di obiettivi. Le donne, che per il regime fascista avrebbero dovuto costituire l’elemento cardine della coesione sociale e della costruzione del consenso, con la guerra ne erano diventate l’anello debole, violentate nella carneficina dei propri mariti e figli in campi di battaglia sempre più lontani in Europa e in Africa e costrette a un ménage quotidiano dove l’alimentazione diventava sempre più insufficiente e i bombardamenti minacciavano l’esistenza in maniera imponderabile. Esse furono le essenziali protagoniste a livello di massa di quel rifiuto dell’occupazione che impedì ai nazisti di esercitare in pieno il controllo sulla popolazione della città che avrebbero voluto rendere totalmente prigioniera e dominata.
mostra storico-documentaria
a cura di Lalla Di Cerbo e Gemma Luzzi
idea grafica e allestimento di Martina Donati
consulenza scientifica e collaborazione òall'allestimento
di Antonio Parisella
Donne uccise dalle truppe tedesche
Lotta non armata
Combattenti e partigiane
Detenute in Via Tasso
Deportate
Gli assalti ai forni
info@museoliberazione.it
La vita e la resistenza a Roma nel carteggio dei miei nonni. Dalle lettere d'amore a quelle dal carcere di via Tasso prima e Regina Coeli poi. Tutto si interrompe il 24/3/1944, il giorno della strage delle fosse Ardeatine.
domenica 24 marzo 2013
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